Un team guidato da Hsueh-Chia Chang della University di Notre Dame (USA) ha sviluppato un dispositivo automatizzato in grado di diagnosticare il glioblastoma in meno di un’ora.
Lo strumento si basa su un biochip che, attraverso la tecnologia elettrocinetica, rileva i biomarker del tumore cerebrale, gli Epidermal Growth Factor Receptors (EGFR), che risultano sovraespressi e si trovano nelle vescicole extracellulari. Per eseguire il test sono sufficienti 100 millilitri di sangue.
Il sensore elettrocinetico del biochip ha le dimensioni della pallina di una penna a sfera ed è molto sensibile e selettivo. Le nanoparticelle di silice segnalano, attraverso una variazione di tensione, la presenza di EGFR attivi sulle vescicole extracellulari catturate dal test. Ciò cosnete di rilevare la presenza o meno del glioblastoma nel paziente. Questa strategia di rilevamento riduce al minimo le interferenze che caratterizzano le tecnologie dei sensori attualmente in uso, che sfruttano reazioni elettrochimiche o fluorescenza.
Il dispositivo è composto da tre parti: un’interfaccia di automazione, una macchina che somministra i materiali per l’esame e il biochip, che deve essere cambiato di volta in volta.
Benché questo dispositivo sia stato testato per rilevare il glioblastoma, secondo i ricercatori può essere utile nella ricerca di altre tipologie di nanoparticelle biologiche circolanti, con la possibilità di rilevare una serie di biomarker per altre patologie.
Fonte: Communications Biology, 2024